🎬 Quando

La giovane vita di Giovanni va in pausa nell’estate del 1984 a San Giovanni, durante il dolore collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, per colpa dell’asta di una bandiera finita tragicamente sulla sua testa. Dopo 31 anni si risveglia dal coma, ed è come una nuova rinascita, da adulto. Tutto è cambiato, il mondo che aveva lasciato non c’è più: la sua famiglia, la ragazza, il partito tanto amato, tutto in questa nuova epoca è stravolto. Giovanni è come un bambino cinquantenne, deve imparare a muoversi in questa nuova dimensione, accettando anche la perdita dei vecchi legami e la scoperta di nuovi.

Con “Quando”, Neri Marcorè porta sullo schermo una storia che mescola ironia, malinconia e riflessione, costruendo un film che si muove con passo quieto ma deciso. Diretto da Walter Veltroni, il film affronta il tema del tempo — perduto, sospeso, ritrovato — con uno sguardo umano e delicato, lontano dalle urgenze del cinema ad effetto. Il protagonista, interpretato dallo stesso Marcorè, si risveglia da un lungo coma e scopre di essere rimasto indietro di trent’anni rispetto al mondo. Da qui inizia un percorso di riadattamento, non solo alla società cambiata, ma anche ai ricordi, ai sentimenti e alle persone che nel frattempo hanno preso altre strade. È una premessa che avrebbe potuto sfociare nel dramma, ma il film sceglie invece una via più intima e lieve: un racconto sull’identità, sulla memoria e sulla possibilità di ricominciare. Marcorè guida il film con la consueta eleganza, confermando una volta di più la sua capacità di fondere ironia e malinconia in un equilibrio raro. La sua interpretazione, sobria e precisa, dà credibilità a un personaggio che osserva il presente con la curiosità di chi si sente straniero nel proprio tempo, ma non smette di cercare un senso. La regia di Veltroni accompagna la narrazione con toni caldi e pacati, lasciando spazio ai silenzi e ai dettagli quotidiani. Non tutto funziona alla perfezione — alcune parti del racconto appaiono forse troppo lineari o didascaliche — ma l’insieme conserva un’armonia che conquista. Merito anche della fotografia luminosa e della colonna sonora, che sottolineano la dimensione sospesa del film senza renderla artificiosa. “Quando” è, in fondo, un piccolo film sull’importanza di fermarsi, di ascoltare e di ricordare. Un’opera che parla di perdite e di seconde occasioni, ma senza retorica. È cinema gentile, quello che non ha bisogno di gridare per farsi capire.